Generalmente la terapia d’elezione per il reflusso gastroesofageo prevede l’utilizzo dei gastroprotettori, in particolare degli inibitori di pompa protonica. Interventi sullo stile di vita, come ad esempio la correzione della dieta, pur essendo considerati importanti, sono ritenuti nella prassi medica subalterni alla terapia farmacologica. Tuttavia un gruppo di ricercatori del New York Medical College e del Feinstein Institute ha deciso di comparare in uno studio clinico l’efficacia degli inibitori di pompa rispetto ad una dieta prevalentemente vegetale di tipo mediterraneo.
Nello studio pazienti affetti da reflusso laringofaringeo sono stati divisi in due gruppi. Un gruppo è stato trattato con gli inibitori di pompa protonica. L’altro, invece, ha seguito una dieta di tipo mediterraneo, basata prevalentemente su alimenti vegetali e integrata dall’utilizzo di acqua alcalina.
L’acqua alcalina è un particolare tipo di acqua che si distingue per il suo PH elevato, superiore a 7.0. Generalmente il suo utilizzo è previsto nelle diete acido-base ed è motivato dalla credenza, scientificamente controversa, che il suo uso possa diminuire l’acidità corporea. Nel caso dello studio in esame, invece, l’utilizzo dell’acqua alcalina ha la semplice funzione di inattivare la pepsina, un’enzima responsabile del danno da reflusso, che ha bisogno di un PH acido per potersi attivare. |
I risultati, pubblicati sull’autorevole Journal of American Medical Association, hanno rivelato che il gruppo che ha seguito la dieta mediterranea ha avuto un miglioramento del reflusso pari, se non superiore, a quello dei pazienti in trattamento con i gastroprotettori. Il 62% dei pazienti che ha seguito la dieta ha infatti registrato una riduzione dei sintomi di sei punti nel Reflux Symptom Index. Invece solo il 54% dei pazienti in trattamento farmacologico ha avuto la stessa riduzione.
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L’evidenza scientifica indica quindi che l’adozione di una dieta prevalentemente vegetale può essere persino più efficace del trattamento con IPP. Del resto il reflusso è un disturbo innescato da ciò che mangiamo; la sua gestione allora non può che dipendere dalla nostra stessa alimentazione.
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