Gli inibitori di pompa protonica (IPP), conosciuti come gastroprotettori, sono farmaci in grado di ridurre drasticamente la produzione di acido gastrico. Gli IPP, infatti, inibiscono l’enzima responsabile della secrezone acida, cioè la pompa a protoni. Appartengono a questa classe farmaceutica l’omeprazolo, il lansoprazolo, il pantoprazolo, l’esomeprazolo, il rabeprazolo e il dexalansoprazolo. Sono i farmaci più diffusi per il trattamento delle patologie acido-correlate. Nel breve termine gli IPP, se utilizzati correttamente, hanno poche controindicazioni, nella maggior parte dei casi trascurabili. Generalmente gli effetti collaterali degli inibitori di pompa protonica possono essere:
- mal di testa;
- rash cutaneo;
- vertigini;
- nausea;
- flatulenza, dolore addominale e diarrea.
Inibitori di pompa: effetti collaterali a lungo termine
Una crescente mole di evidenze scientifiche ha mostrato che l’utilizzo a lungo termine degli inibitori di pompa protonica può avere effetti collaterali significativi. I risultati provengono prevalentemente da studi osservazionali e impongono quindi ulteriori approfondimenti. Tuttavia i rischi emersi, seppur da confermare, raccomandano l’utilizzo degli IPP solo se necessario e per periodi di tempo limitati. Il loro uso, infatti, è associato all’insorgenza di:
- complicanze renali;
- osteoporosi;
- disturbi epatici;
- rischio cardiovascolare;
- demenza;
- polmoniti;
- infezioni gastrointestinali;
- tumori gastrointestinali.
Recenti studi hanno inoltre evidenziato che lo sviluppo degli effetti collaterali può dipendere da alcune caratteristiche genetiche. Particolari variazioni del genotipo CYP2C19, infatti, possono influenzare il modo in cui gli IPP sono assorbiti, alterandone la concentrazione ematica. In particolare, i pazienti che metabolizzano lentamente i gastroprotettori possono andare incontro a un maggiore accumulo del farmaco, che può aumentare la probabilità di effetti collaterali. In questi casi si raccomanda una riduzione del dosaggio degli IPP maggiormente influenzati dal gene CYP2C19 o la scelta di un gastroprotettore meno sensibile a tale genotipo.
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Inibitori di pompa protonica: gli effetti collaterali meno noti
Le complicanze renali
L’utilizzo degli inibitori si associa a malattia renale cronica o nefropatia, una condizione di ridotta funzionalità renale. In particolare è emerso che maggiore è il periodo di assunzione degli IPP, maggiore è il rischio di nefropatia. Inoltre la terapia con IPP potrebbe accelerare la progressione della nefropatia in pazienti che già ne sono affetti. Gli IPP, infatti, possono causare nefrite interstiziale, una condizione infiammatoria responsabile della più rapida evoluzione della nefropatia.
Osteoporosi
La relazione tra l’uso degli IPP e il rischio di fratture è controversa. Da un lato diversi studi hanno suggerito l’esistenza di una relazione tra il dosaggio degli inibitori di pompa e la densità minerale ossea. In altre parole maggiore è il dosaggio del gastroprotettore, minore è la densità ossea, un indicatore tipico dell’osteoporosi. Da ciò deriverebbe anche il maggior rischio di fratture, soprattutto dell’anca, per gli utilizzatori di IPP e la raccomandazione all’adozione di misure di prevenzione per l’osteoporosi. Dall’altro, studi recenti sembrano smentire la relazione tra l’utilizzo a breve e medio termine degli IPP e la ridotta densità ossea.
In definitiva l’evidenza disponibile non sembra chiarire in modo definitivo se l’utilizzo degli IPP possa associarsi o meno allo sviluppo dell’osteoporosi. Allo stato attuale è possibile ritenere che l’utilizzo degli IPP non ponga rischi nel breve e medio termine, ma possa invece ridurre la densità ossea nel lungo termine. Inoltre è opportuno considerare che l’inibizione dell’acido gastrico dovuta agli IPP riduce l’assorbimento di calcio e magnesio, elementi essenziali per la salute ossea.
I disturbi epatici
L’uso degli IPP è associato con un maggior rischio di complicazioni in caso di cirrosi epatica. In particolare è emerso un maggior rischio di encefalopatia epatica, peritonite batterica e cancro del fegato. Tali effetti sono associati all’utilizzo cronico dei gastroprotettori. In uno studio, infatti, i pazienti che utilizzavano gli IPP da più di un anno avevano un rischio doppio di sviluppare il carcinoma epatocellulare rispetto a quelli che li utilizzavano da meno di un anno.
Il meccanismo alla base del danno epatico causato dagli IPP non è chiaro. Si ritiene che gli inibitori di pompa, metabolizzati dal fegato, possano avere un effetto epato-tossico; in uno studio in vitro cellule di fegato esposte agli IPP hanno mostrato un espressione genica sovrapponibile a quella causata da sostanze cancerogene. Inoltre si ritiene che gli IPP possano causare un’alterazione del microbioma intestinale, che potrebbe portare alla formazione di sostanze potenzialmente dannose per il fegato.
I distrurbi cardiovacolari
L’utilizzo degli IPP è associato ad una maggiore rischio di accidenti cerebrovascolari. Il rischio di infarto e ictus sembrerebbe essere associato alla durata della terapia e al dosaggio degli IPP. In altre parole maggiore è il tempo di assunzione o il dosaggio di somministrazione, maggiore è la probabilità di avere disturbi cardiovascolari
L’uso degli IPP, inoltre, è associato ad una maggiore comorbidità e mortalità vascolare. Ciò significa che nella popolazione, chi assume gli IPP tende ad avere più disturbi vascolari e a morire più frequentemente per cause cardiovascolari.
La demenza
L’evidenza scientifica circa l’associazione tra l’uso degli IPP e la demenza è controversa. I risultati della ricerca, infatti, non sono univoci e non consentono di giungere ad un consenso unanime. Tuttavia nella letteratura medica sono riportati effetti collaterali di ordine neurologico dovuti all’utilizzo cronico degli inibitori di pompa. Non mancano casi di mal di testa e vertigini e, più raramente, depressione, diplopia, disturbi del sonno, agitazione, tremore e allucinazioni.
Inoltre è opportuno notare che l’inibizione dell’acido gastrico dovuta all’uso degli IPP può ridurre l’assorbimento di vitamina B12, un elemento essenziale per la salute del sistema nervoso.
La polmonite
L’utilizzo degli IPP sembra essere collegato all’insorgenza della polmonite. La spiegazione più probabile è che l’inibizione dell’acidità gastrica dovuta agli IPP favorisca la proliferazione batterica nello stomaco; il fisiologico reflusso di contenuto gastrico spingerebbe poi i “batteri” attraverso l’esofago , verso la trachea, favorendo l’infezione batterica dei polmoni.
Infezioni gastrointestinali
L’utilizzo degli IPP è associato a infezioni ricorrenti da Clostridium difficile, un batterio patogeno per l’uomo, causa di diarrea severa, talvolta letale per le persone anziane.
L’utilizzo degli IPP è inoltre associato alle infezioni gastrointestinali causate da Salmonella e Campylobacter.
L’inibizione dell’acido gastrico dovuta all’utilizzo degli inibitori di pompa può infatti causare squilibri nella flora batterica e favorire la proliferazione incontrollata di microrganismi patogeni per l’uomo. Una delle funzioni dei succhi gastrici è, infatti, l’eliminazione dei batteri dannosi per la salute, che arrivano nello stomaco con il cibo. Gli IPP indeboliscono quindi uno dei primari filtri immunologici del corpo umano.
Tumori gastrointestinali
L’utilizzo degli inibitori di pompa è associato a un maggior rischio di di tumori gastrici neuroendocrini e del tratto gastrointestinale. I ricercatori sostengono che l’uso degli IPP spingerebbe lo stomaco ad un’iperproduzione di gastrina, a sua volta causa della proliferazione delle cosiddette cellule enterocrommafini, un tipo di cellule neuroendocrine presenti sulle pareti gastriche. Inoltre l’inibizione dell’acido gastrico dovuta agli IPP favorirebbe la proliferazione dell’Helicobacter pylori, un batterio associato allo sviluppo del cancro gastrico.
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Malassorbimento di micronutrienti
L’utilizzo degli IPP a lungo termine potrebbe causare una riduzione dell’assorbimento di micronutrienti preziosi per la salute, per la cui assimilazione è necessario un sufficiente livello di acidità gastrica. In letteratura sono stati riportati casi di carenza di:
- vitamina B12, il cui deficit può causare anemia ed avere effetti sul sistema nervoso;
- ferro, la cui carenza causa anemia sideropenica;
- magnesio, necessario perla salute nervosa e ossea;
- calcio, il cui deficit può causare osteoporosi.
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Effetti collaterali minori degli inibitori di pompa protonica
L’utilizzo a lungo termine degli IPP si associa, seppur raramente, allo sviluppo del Lupus eritematoso cutaneo e del Lupus sistemico, della miopatia e di polipi gastrici.
Conclusioni
L’utilizzo degli inibitori di pompa protonica può causare effetti collaterali, in alcun casi non trascurabili. Tuttavia i limiti metodologici degli studi condotti impongono ulteriori approfondimenti e cautela nell’interpretazione dei dati. In ogni caso la raccomandazione generale è quella di utilizzare gli inibitori di pompa per il periodo di tempo più breve possibile, al minor dosaggio efficace possibile e solo quando indicato. Va ricordato, infatti, che gli IPP sono generalmente raccomandati per il trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo, delle ulcere gastroduodenali, per la gastropatia da antinfiammatori non steroidei (FANS) o in caso di terapia eradicante dell’Helicobacter Pylori. Gli IPP non sono invece indicati, ad esempio, in caso di utilizzo di cortisonici o antibiotici e andrebbero evitati anche in caso si assumano antiaggreganti come l’aspirina, qualora il paziente non abbia fattori di rischio per l’ulcera.