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Dieta per colon irritabile e pancia gonfia

La sindrome dell’intestino irritabile (o irritable bowel syndrome – IBS), anche nota come colon irritabile, è un disturbo caratterizzato da dolore e gonfiore addominale, che si associa ad un’alterata motilità intestinale. I pazienti affetti da IBS, infatti, possono soffrire di stipsi o di diarrea o alternare entrambi i sintomi. Generalmente i sintomi possono accentuarsi, oltre che per fattori emotivi, per cause alimentari. In molti pazienti, infatti, alcuni alimenti possono innescare o peggiorare le manifestazioni del colon irritabile.

Colon irritabile e pancia gonfia: dieta FODMAP

La dieta FODMAP è stata proposta nel 2005 dal dr. Peter Gibson della Monash University come uno tra i possibili interventi terapeutici per la sindrome del colon irritabile. Negli anni essa ha trovato un crescente consenso nella comunità medica per la gestione dei sintomi dell’IBS e, soprattutto, per la riduzione del gonfiore addominale. La dieta FODMAP, infatti, ha dimostrato di ridurre i sintomi del colon irritabile in almeno il 75% dei pazienti, imponendosi come terapia di prima linea nel trattamento dell’IBS[12]. Inoltre la sua documentata capacita di ridurre il gonfiore del 50-80% ne fa una delle migliori migliori diete per la pancia gonfia[3].

I FODMAP sono un particolare gruppo di carboidrati a catena corta (zuccheri), assorbiti difficilmente dall’intestino. Da un lato, infatti, essi trattengono acqua, aumentando il volume intestinale dei liquidi e, dall’altro, essi fermentano nel colon, favorendo la formazione di gas. Il loro consumo può quindi accentuare il gonfiore, la diarrea e il mal di pancia nei pazienti affetti da IBS. La dieta per il colon irritabile e la pancia gonfia prevede quindi la riduzione del consumo dei cibi ad alto contenuto di FODMAP.

In particolare l’acronimo FODMAP indica i seguenti carboidrati fermentabili (F):

  • oligosaccaridi (frutto-oligosaccaridi/fruttani e galatto-saccaridi);
  • disaccaridi (lattosio);
  • monosaccaridi (fruttosio);
  • polioli (sorbitolo, xilitolo e mannitolo).

Dieta FODMAP: cosa evitare

La dieta FODMAP prevede di limitare il consumo di una lunga lista di alimenti. Alcuni tra i principali cibi da evitare in caso di colon irritabile e pancia gonfia sono:

  • alcuni tipi di frutta come pesche, anguria, pere, fichi, mango, mele, prugne, miele e loro derivati;
  • legumi come fagioli, lenticchie e ceci;
  • cereali come frumento, farro, orzo, segale e loro derivati (pane, pasta, etc.) ;
  • alcuni vegetali come carciofi, cavolfiori, funghi, aglio, cipolle, asparagi, crauti, barbabietole, porri, broccoli (solo il gambo, perché ricco di FODMAP), cavolini di Bruxelles, cavolo, fagiolini, zucche, porri, radicchio, scalogno, topinambur, verza;
  • latte e derivati come latticini, gelato e yogurt per la loro presenza di lattosio;
  • dolcificanti come xilitolo, sorbitolo e mannitolo presenti, ad esempio, in alcune caramelle e prodotti per diabetici.

Va notato che la lista dei cereali da eliminare per il loro contenuto di frutto-oligosaccaridi coincide con quella dei cereali contenenti glutine. Tuttavia quest’ultimo non è affatto un carboidrato FODMAP, bensì un complesso proteico. Ciò significa che qualora l’eliminazione di questi cereali dovesse migliorare i sintomi gastrointestinali, è necessario fare ulteriori accertamenti per escludere la presenza di celiachia o, al contrario, confermare la sensibilità ai fruttani. Alcune persone, infatti, potrebbero convincersi di essere celiache, quando sono sensibili ai fruttani ed altre, invece, potrebbero essere celiache, quando la causa dei loro problemi sono in realtà i frutto-oligosaccaridi.

Dieta FODMAP: cosa mangiare

La dieta FODMAP elimina solo i frutti, i vegetali e i latticini che hanno un alto contenuto di carboidrati a catena corta, mentre consente il consumo di quelli che ne hanno una ridotta quantità. Gli alimenti a basso contenuto di FODMAP che è possibile mangiare sono:

  • frutti come banane, frutti di bosco (escluse le more), melone, pompelmo, kiwi, mandarino, limone, mandarino, arancia e ananas;
  • prodotti a base di cereali e derivati privi di frumento, come quelli privi di glutine. Alcune opzioni sono il riso, l’avena, il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto;
  • vegetali come broccoli (scartando il gambo), carote, cetrioli, cipollotti, erba cipollina, zucchine, melanzane, pomodori, rapa, sedano, spinaci e peperoncino;
  • latte senza lattosio come il latte di riso, soia, kefir, mandorla;
  • latticini privi di lattosio come burro, formaggi molto stagionati (grana e parmigiano) e altri formaggi senza lattosio come il gorgonzola, la fontina e il pecorino;
  • carne, pesce, crostacei, uova;
  • piccole quantità di zucchero da tavola.

Ricorda che la dieta FODMAP dovrebbe essere utilizzata come una dieta per sostituzione, durante la quale i cibi ricchi di FODMAP sono sostituiti con quelli che ne sono poveri per un periodo di tempo limitato (2-6 settimane), per poi essere reintrodotti gradualmente. Ciò dovrebbe consentire di scoprire quale tra i FODMAP è responsabile della pancia gonfia, restringendo così la lista degli alimenti da evitare. Una limitazione protratta e generalizzata dei FODMAP può infatti determinare carenze nutrizionali di fibre, calcio, ferro, folati e vitamine del gruppo B, oltre a possibili alterazioni del microbioma intestinale, come la carenza di butirrato e la diminuzione dei bifidobatteri. Per questa ragione è raccomandabile consultare un nutrizionista prima di iniziare la dieta FODMAP.

Dieta ad eliminazione

La dieta ad eliminazione, come suggerisce il suo stesso nome, prevede che si eliminino determinati alimenti per un certo periodo di tempo, in modo da vedere se i sintomi dell’IBS migliorano. Essa può riguardare un’intera classe di nutrienti, come nella dieta FODMAP, o singoli alimenti che si ritiene inneschino i sintomi del colon irritabile.

Alcuni tra gli alimenti che comunemente accentuano i sintomi dell’IBS sono:

  • caffè;
  • alcol;
  • latte;
  • alcuni tipi di frutta e verdura;
  • cibi e prodotti industriali con dolcificanti artificiali.

In questo caso la dieta prevede l’eliminazione di uno di questi alimenti o di un qualsiasi cibo che si ritiene possa essere causa dei disturbi gastrointestinali per un periodo di 4 settimane. Se i sintomi non dovessero migliorare, l’alimento viene reintrodotto e si procede all’eliminazione di un nuovo cibo, per valutarne l’impatto sui sintomi del colon irritabile.

Dieta e fibre

Una dieta per il colon irritabile e la pancia gonfia non può non considerare il ruolo delle fibre. Esse, infatti, possono essere amiche o nemiche dei sintomi dell’IBS a seconda delle loro proprietà.

Innanzitutto è necessario distinguere tra fibre solubili e insolubili. Le prime, contenute prevalentemente in frutta, fagioli e avena, si sciolgono in acqua, mentre le seconde, presenti principalmente in cereali e verdure, non possiedono questa proprietà.

Nel caso in cui si soffra di colon irritabile è necessario valutare i sintomi specifici dell’IBS. Infatti, se si soffre di stitichezza, ovvero si è affetti da un IBS con costipazione dominante (IBS-C), può essere utile il consumo di fibre insolubili. Esse aumentano la massa delle feci, accelerandone il transito e favorendone l’evacuazione. Tuttavia se la stitichezza, come spesso accade, s’accompagna al gonfiore addominale, le fibre insolubili devono essere evitate, poiché possono peggiorarlo. Inoltre gran parte delle fibre insolubili derivate dai cereali, come la crusca di frumento, sono ricche di FODMAP e si sono rivelate inefficaci per il trattamento del colon irritabile[4].

prebiotici e colon irritabileSecondo alcuni studi l’uso di alcuni prebiotici potrebbe essere parimenti efficace alla dieta low FODMAP nella riduzione del gonfiore e della flatulenza. Scopri di più nel nostro approfondimento su PREBIOTICI E COLON IRRITABILE

Quali fibre per il colon irritabile?

Il possibile aumento del gonfiore dovuto al consumo di fibre insolubili non deve indurre a limitare il consumo generale di fibre. Esse, infatti, possono migliorare i sintomi dell’IBS e aiutare a prevenirne l’insorgenza[5]. La raccomandazione è quindi quella di orientarsi verso le fibre solubili che, a grazie alla loro capacità di sciogliersi in acqua, non aumentano la massa delle feci, evitando di esacerbare il gonfiore addominale. Inoltre può essere utile, sebbene non immediato, individuare fonti naturali di fibra solubile tra i cibi a basso contenuto FODMAP, così da evitare gli effetti negativi dei carboidrati a catena corta, senza rinunciare ai benefici della fibra. Alcune possibili opzioni possono essere:

  • frutti di bosco;
  • banane;
  • carote;
  • broccoli.

Va notato, infine, che, a prescindere dalla solubilità, le fibre maggiormente fermentabili favoriscono la produzione di gas, un sintomo dell’IBS. A tal riguardo alcuni studi[6] hanno suggerito che le fibre di psillio, solubili e con un basso tasso di fermentazione, sono ben tollerate e migliorano i sintomi del colon irritabile, anche nel sottotipo con costipazione dominante. Tuttavia sono necessari ulteriori studi che approfondiscano la loro efficacia.

Dieta senza glutine

Alcuni pazienti affetti dal colon irritabile ma non da celiachia riportano un miglioramento dei sintomi seguendo una dieta senza glutine. In questi casi si è ipotizzato che i pazienti fossero in realtà intolleranti al glutine[7] e che i sintomi impropriamente attribuiti al colon irritabile dipendessero da una non diagnosticata sensibilità al glutine non celiaca. Essi manifestano cioè sintomi come gonfiore, mal di pancia e diarrea, senza però avere l’attivazione immunitaria tipica della malattia celiaca.

Quest’ipotesi è stata però smentita da alcuni studi[8], che hanno mostrato come la causa dei sintomi non fosse il glutine, bensì i fruttani, un tipo di zuccheri fermentabili appartenenti alla categoria dei FODMAP. La principale fonte di glutine, infatti, è rappresentata dai cereali che, tuttavia, sono ricchi anche di fruttani. Il miglioramento dei sintomi riferito dai pazienti eliminando gli alimenti contenenti glutine è quindi dovuto all’inconsapevole riduzione del consumo di fruttani che, come è noto, possono causare i sintomi del colon irritabile.

Dieta a basso contenuto di grassi

Generalmente i pazienti che soffrono di colon irritabile tendono ad associare la comparsa dei loro sintomi al consumo di cibi grassi[9]. Una dieta a basso contenuto di grassi è quindi spesso raccomandata per l’IBS[10]. Alcuni studi di laboratorio hanno infatti dimostrato che i grassi nel duodeno riducono la motilità dell’intestino tenue e alterano la capacità di eliminare i gas intestinali, causando gonfiore[11]. Tuttavia le prove a sostegno dell’efficacia di una dieta ipolipidica per l’IBS sono limitate e necessitano ulteriori approfondimenti.

Va notato, inoltre, che alcuni interessanti studi[1213] hanno invece suggerito un effetto positivo dei grassi alimentari nella sindrome del colon irritabile. Gli acidi grassi polinsaturi, di cui i più noti sono gli omega 3, possono infatti ridurre l’infiammazione intestinale di basso grado, che è stata recentemente rilevata come un possibile meccanismo fisiopatologico dell’IBS. L’integrazione di acidi grassi polinsaturi nella sindrome del colon irritabile merita quindi ulteriori approfondimenti.

Bibliografia
Prof. Ludovico Abenavoli
Prof. Ludovico Abenavoli
Professore associato di Malattie dell’Apparato Digerente - Dipartimento Scienze della Salute, Università “Magna Graecia” di Catanzaro - A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro

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