mercoledì, Giugno 7, 2023
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Colon irritabile: cos’è, come riconoscerlo e come conviverci

Colon irritabile: cos’è?

La sindrome dell’intestino irritabile, una volta veniva definita “colite spastica” o “colite nervosa”, è una patologia a carattere funzionale, caratterizzata principalmente da dolore addominale associato a una notevole varietà di sintomi come: il gonfiore, l’eruttazione, i rigurgiti acidi, il senso di ripienezza, i crampi addominali e l’alvo irregolare, sia in senso stitico, che diarroico, che alternato.

Spesso i pazienti sperimentano una riduzione della qualità della vita e circa il 60% di essi lamenta anche debolezza ed affaticamento. Si stima che in Italia ne soffra circa il 10% della popolazione, in particolare le donne e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni. Le cause sono molteplici e , nello stesso individuo, non è riconoscibile un singolo fattore scatenante. Se da un lato vi sono fattori psico-sociali riconducibili ad aspetti cognitivi ed emotivi, dall’altro lato è possibile individuare fattori biologici, come la suscettibilità individuale a determinati alimenti, l’alterazione della motilità intestinale, la sensibilità dei visceri, lo squilibrio della flora batterica intestinale. Inoltre non secondario è il ruolo svolto dalle intolleranze alimentari, l’utilizzo cronico di farmaci e lo stress, nell’accentuare la percezione dei sintomi. Infatti è importante sottolineare come l’intestino sia la sede del cosiddetto “secondo cervello”. Come conseguenza di questa stretta correlazione che prende il nome di “asse intestino-cervello”, molti eventi stressanti si riflettono sull’intestino e viceversa.

La sindrome dell’intestino irritabile può inoltre associarsi ad altri sintomi gastrointestinali, come il reflusso gastroesofageo, la maldigestione ed il senso di ripienezza post-prandiale. Un’alta percentuale dei soggetti affetti da questa condizione, inoltre, può presentare cefalea, dolori alla schiena, insonnia, debolezza, fibromialgia e dolore all’articolazione temporo-mandibolare.

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Come capire se si soffre della sindrome dell’intestino irritabile?

Nonostante la grande diffusione nella popolazione generale, ci sono ancora oggi importanti domande irrisolte circa l’origine della sindrome dell’intestino irritabile. Tra i meccanismi proposti troviamo: anomalie della muscolatura intestinale, ipersensibilità del viscere, ipereccitabilità nervosa, fattori genetici, alimentari e psicosociali. In questo scenario riveste un ruolo centrale il “microbiota” intestinale, il quale risulta cruciale nelle funzioni digestive, nel mantenimento di un efficiente stato immunitario, mentre le sue modifiche sia in termini qualitativi che quantitativi sono collegate direttamente con lo sviluppo della sindrome dell’intestino irritabile.

La diagnosi si basa sulla valutazione clinica della sintomatologia ed è detta di “esclusione”, dal momento che i sintomi sono presenti ma non ci sono malattie organiche di base che li giustifichino. Se tuttavia sono invece presenti anche altri sintomi definiti “di allarme”, allora sarà necessario procedere con indagini più approfondite, quali gli esami endoscopici, che saranno indicati dal medico di fiducia. Tra questi ricordiamo la colonscopia, che consente di esaminare l’intero colon attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile con incorporata una telecamera e con la possibilità di eseguire piccoli prelievi della mucosa intestinale o di asportare polipi.

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Quanto tempo dura la sindrome dell’intestino irritabile?

La sindrome del colon irritabile è una condizione cronica di lunga durata. L’insorgenza e l’esacerbazione dei sintomi può essere imprevedibile. Essa si accompagna a sintomi ricorrenti, che migliorano, ma non regrediscono, dopo l’evacuazione ed in particolare gonfiore, meteorismo, dolore addominale diffuso, crampi, stipsi e/o diarrea. L’esacerbazione del quadro clinico può presentarsi durante i cambi stagionali, o durante periodi particolarmente stressanti. Secondo i più recenti criteri diagnostici, ci può essere un sospetto di intestino irritabile in presenza di dolore addominale ricorrente per almeno un giorno a settimana negli ultimi tre mesi, associato con un cambiamento della frequenza della defecazione e/o ad un cambiamento della forma delle feci.

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Come convivere con la sindrome dell’intestino irritabile?

Da un punto di vista alimentare, va riportato come solo pochi pazienti con sindrome dell’intestino irritabile tollerino i cibi fritti e quelli speziati. I sintomi dell’intestino irritabile si presentano in particolare dopo l’assunzione di grassi e carboidrati. I primi, infatti, stimolano l’attività motoria intestinale. I secondi, se non assorbiti o venendo assorbiti molto lentamente, rimangono nel lume intestinale, dove vengono sottoposti a fermentazione da parte del microbiota, con produzione di gas e richiamo di acqua che, distendendo le anse intestinali e stimolando il sistema nervoso del viscere ipersensibile in questo tipo di pazienti, causano i disturbi addominali.

Per coloro che soffrono di colon irritabile è consigliato seguire alcune semplici ma importanti regole generali. In particolare si raccomanda di assumere pasti non abbondanti, masticando lentamente, evitare il digiuno prolungato, evitare di coricarsi subito dopo i pasti, bere due litri di acqua al giorno, evitare spezie e bevande alcoliche e gasate. Chi presenta una concomitante intolleranza al lattosio, dovrà limitare anche l’assunzione di cibi contenenti questo zucchero e assumere integratori contenenti lattasi. Recentemente sta trovando larga diffusione l’utilizzo di probiotici. Si tratta di microrganismi in grado di esercitare funzioni benefiche per la salute dell’individuo. La letteratura scientifica internazionale indica come i specifici probiotici risultino efficaci nel migliorare i sintomi e la qualità della vita dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile.

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Infine, per ottenere una miglior aderenza al trattamento proposto ed al regime alimentare consigliato, da un lato è importante instaurare un rapporto di fiducia tra il medico ed il paziente e, dall’altro, proporre un percorso multispecialistico, attraverso il coinvolgimento di altre figure professionali, quali il nutrizionista e lo psicologo, tenendo sempre presente che la sindrome del colon irritabile è una condizione benigna e non presenta alcun rischio di evolvere verso condizioni più gravi.

Prof. Ludovico Abenavoli
Prof. Ludovico Abenavoli
Professore associato di Malattie dell’Apparto Digerente - Dipartimento Scienze della Salute, Università “Magna Graecia” di Catanzaro - A.O.U. Mater Domini di Catanzaro

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