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Dieta per il reflusso gastroesofageo: i carboidrati

dieta per il reflusso e carboidrati

Chiunque soffra della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) sa quanto importante sia la scelta del cosa mangiare e di quali cibi invece evitare. La dieta, infatti, può ridurre o aumentare i sintomi del reflusso, supportando l’effetto dei gastroprotettori o, al contrario, vanificando qualsiasi terapia farmacologica. In altre parole, non c’è gastroprotettore che tenga dopo un “pasto sbagliato”, così come potrebbe non essercene bisogno dopo un “pasto giusto”. Comprendere, quindi, quale sia la dieta corretta per il reflusso può fare la differenza nella sua cura.

Reflusso gastroesofageo e grassi

Generalmente la principale raccomandazione dietetica per i pazienti che soffrono di relfusso è quella di scegliere cibi ipolipidici, cioè con un basso contenuto di grassi. I lipidi, infatti, richiedono una maggiore produzione di acido per la loro digestione, che può aggravare i sintomi del reflusso.

Tuttavia seguire una dieta ipolipidica spinge spesso ad aumentare la quota giornaliera di carboidrati, un macronutriente ritenuto irrilevante per la malattia da reflusso e che invece potrebbe esserne un fattore scatenante. Negli ultimi anni, infatti, sempre più pazienti raccontano di aver risolto i fastidi del reflusso dopo aver ridotto drasticamente l’assunzione di carboidrati. Si tratta della cosiddetta dieta low-carb o dieta ketogenica, un protocollo alimentare in cui la percentuale di carboidrati è ridotta attorno al 10% dell’intero fabbisogno calorico.

Dieta ketogenica e reflusso: cosa sappiamo?

Negli ultimi anni diversi studi hanno supportato il repertorio aneddotico sull’efficacia della dieta ketogenica per il reflusso.

Dieta low-carb e reflusso: studio 1

Uno studio osservazionale su 5 pazienti ha mostrato una loro significativa riduzione dei reflusso dopo aver seguito una dieta a basso apporto di carboidrati. In realtà i pazienti avevano contemporaneamente eliminato i cibi acidi e, tre di loro, anche la caffeina. Tuttavia i ricercatori sostengono che quest’ultime modifiche non abbiano avuto un effetto particolare sui sintomi[1]. La loro teoria è che quando l’apporto di carboidrati è minimo, l’effetto di cibi scatenanti il reflusso come i grassi e la caffeina è ridotto. I carboidrati sarebbero cioè un fattore precipitante, in grado di innescare il reflusso interagendo con altri cibi. In altre parole un caffè o una bistecca di per sé non dovrebbero creare problemi a chi è affetto da MRGE; se accompagnati, però, con una brioche o con del pane, gli stessi cibi si trasformerebbero in “carburante per reflusso”.

https://www.gastroprotezione.it/2021/10/01/reflusso-la-dieta-mediterranea/

Studio 2

L’idea che i carboidrati possano innescare il reflusso è stata avvalorata da un ulteriore studio su pazienti con MRGE[2]. In questo caso i soggetti hanno assunto un pasto liquido contenente 85 grammi di carboidrati e, successivamente, un pasto dello stesso volume, ma con 180 grammi di carboidrati. Dopo l’assunzione di ciascun pasto, i pazienti hanno eseguito alcuni esami diagnostici per monitorare l’andamento del reflusso. Il risultato è che, a parità di volume, il pasto con una maggiore densità di carboidrati ha causato periodi di reflusso maggiori, con una durata superiore ai cinque minuti. Lo studio ha quindi mostrato come pasti ad alto contenuto di carboidrati peggiorino significativamente il reflusso gastroesofageo rispetto a pasti low-carb.

Studio 3

Ancor più indicativo è uno studio condotto su persone obese [3], che hanno seguito una dieta low-carb per il reflusso. I pazienti, prima di iniziare la dieta, hanno eseguito una pHimpedenziometria di 24 ore, un esame che permette di misurare il reflusso acido nell’arco delle ventiquattro ore. Successivamente hanno iniziato un protocollo alimentare che prevedeva una drastica riduzione dei carboidrati (20gr giornalieri); dopo sei giorni hanno nuovamente eseguito la pH-impedenziometria.

I risultati sono andati oltre le aspettative. Prima dell’inizio della dieta il valore medio di esposizione acido-esofagea era pari a 34,7; tale valore è considerato alto, se si considera che già un livello maggiore di 14,7 indica presenza di reflusso. Dopo appena sei giorni di restrizione dei carboidrati, il valore medio era sceso a 14, un valore che non permette di diagnosticare la MRGE. I pazienti, infatti, avevano riportato un miglioramento marcato dei sintomi tipici del reflusso, come ad esempio il bruciore, la pressione sternale, i rigurgiti acidi e il senso di amaro in bocca.

Studio 4

Infine uno degli studi più eloquenti sulla relazione tra carboidrati e reflusso ha riguardato pazienti donne obese affette da GERD. Le donne coinvolte nella ricerca hanno seguito una dieta ketogenica per dieci settimane. I risultati, anche in questo caso, sono andati oltre le aspettative. Tutte le pazienti hanno avuto una completa remissione dei sintomi e sono riuscite ad interrompere la terapia con i gastroprotettori e i dispositivi medici antireflusso[4].

I ricercatori hanno inoltre evidenziato che, contrariamente alla credenza secondo cui una dieta iperlipidica favorirebbe la MRGE, non c’è alcuna solida evidenza statistica che associ il consumo di grassi al reflusso. Al contrario gli autori della ricerca sottolineano come il semplice apporto di di carboidrati, cioè il consumo totale di zuccheri, riesca a predire più efficacemente la probabilità di essere affetti da MRGE. In parole povere sarebbe il consumo di carboidrati a scatenare il reflusso e non, come si da spesso per scontato, quello di grassi.

Conclusioni

L’evidenza scientifica suggerisce che una dieta low-carb può essere una valida, economica e rapida strategia per la cura del reflusso gastroesofageo. Tuttavia è bene sottolineare che si tratta di studi osservazionali, che richiedono ulteriori approfondimenti per chiarire la reale efficacia della dieta ketogenica per il reflusso. Inoltre è bene ricordare che una dieta low-carb dovrebbe sempre realizzarsi sotto la supervisione medica. La riduzione drastica dei carboidrati, infatti, non è esente da effetti collaterali.

Bibliografia
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