giovedì, Maggio 2, 2024
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Colon irritabile e forza di gravità

Una nuova teoria suggerisce che la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), ad oggi senza una spiegazione ufficiale, potrebbe essere causata dalla forza di gravità. L’ipotesi, appena pubblicata su The American Journal of Gastroenterology[1], è stata avanzata dal dr. Brennan Spiegel, direttore dell’Health Services Research, presso l’ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles. L’autore dell’ipotesi, infatti, ritiene che l’IBS e diverse altre condizioni potrebbero derivare dall’incapacità del corpo umano di gestire efficacemente la forza di gravità.

Sistema gastrointestinale e forza di gravità

L’ipotesi della gravità come causa del colon irritabile è nata, racconta il dr. Spiegel, facendo visita ad un suo familiare allettato, costretto a passare gran parte della giornata da sdraiato. Durante la visita, il medico racconta di aver notato una prevalenza di sintomi gastrointestinali, che lo ha portato a chiedersi se la forza di gravità potesse avere un ruolo in disturbi con i medesimi sintomi, come ad esempio l’IBS.

In particolare, Spiegel osserva come gli organi gastrointestinali possano essere paragonati ad un “sacco di patate“, che il corpo deve costantemente stabilizzare, limitando le sollecitazioni della forza di gravità. Un articolato sistema muscolo-scheletrico consente, infatti, di mantenere in posizione gli organi addominali, in modo che possano funzionare in linea con la forza di gravità (vedi fig. 1). Il mesentere e la taenia coli, ad esempio, mantengono in sospensione il tratto gastrointestinale. La muscolatura della parete addominale ne evita invece la protrusione (fuoriuscita verso l’esterno). Il diaframma funge invece da “soffitto”, mantenendo gli organi nella cavità addominale. Infine la spina dorsale, oltre a fungere da supporto posteriore del tratto gastrointestinale, sostiene l’azione di tutte le altre componenti.

cause del colon irritabile

Fig. 1 – Fonte: Gravity and the Gut. A Hypothesis of irritable bowel syndrome

La struttura muscolo-scheletrica stabilizza quindi gli organi addominali, allineandoli alla forza di gravità e preservandone così l’integrità morfologica e funzionale.

Colon irritabile e forza di gravità

Non sempre il sistema muscolo-scheletrico funziona correttamente, riuscendo a compensare la spinta gravitazionale verso il basso. Eventuali deficit del sistema di stabilizzazione possono infatti disallineare il tratto gastrointestinale rispetto all’asse di gravità. In questo caso gli organi addominali sono esposti maggiormente all’attrazione gravitazionale, che può provocare disturbi gastrointestinali, compatibili con i sintomi del colon irritabile.

Innanzitutto la spinta verso il basso sottopone il sistema gastrointestinale ad una costante tensione. Ciò non solo favorisce la comparsa di comorbidità muscolo-scheletriche (per es. mal di schiena) frequentemente associate all’IBS, ma può provocare anche dolore viscerale. La tensione costante esercitata dalla gravità sulle strutture di supporto gastrointestinale può infatti portare ad una persisitente ed eccessiva stimolazione delle vie nervose del dolore. Ciò può a sua volta provocare una condizione d’ipersensibilità viscerale, responsabile del dolore addominale che caratterizza il colon irritabile.

Inoltre una minore resistenza della muscolatura diaframmatica e della parete addominale potrebbero essere alla base della distensione addominale, che si osserva nei pazienti con IBS. In questo caso il diaframma, abbassato dalla forza di gravità, spingerebbe gli organi della cavità addominale verso l’esterno, favorito dalla minore resistenza oppostagli dalla muscolatura addominale. Il gonfiore visibile tipico dell’IBS deriverebbe quindi dall’effetto della gravità sul diaframma e la parete addominale.

Va notato, inoltre, che una lassità delle strutture di sospensione enterica può far sì che l’intestino, spinto verso il basso dalla gravità, ‘cada su stesso’, assumendo una forma più tortuosa e ridondante. Ciò può portare ad alterazioni del transito intestinale, con costipazione o diarrea, e alla formazione di gas. La maggiore stasi intestinale può anche favorire la proliferazione batterica, causa di alterazioni del microbioma. Quest’ultime, a loro volta, possono provocare permeabilità intestinale e infiammazione della mucosa enterica[2].

Va notato, infine, come la stessa disregolazione della serotonina, spesso invocata nella patogenesi dell’IBS, possa rendere più sensibili agli effetti della gravità. Secondo il dr. Spiegel, infatti, “la serotonina è un neurotrasmettitore che, in parte, potrebbe essersi evoluto per permettere al corpo di gestire la gravità. Essa è necessaria per l’elevazione dell’umore, sia metaforicamente che letteralmente. Senza di essa, inoltre, le persone non sarebbero in grado di alzarsi in piedi, mantenere l’equilibrio, far circolare il sangue o pompare il contenuto intestinale contro la gravità“. Inoltre, continua Spiegel, “quando la biologia della serotonina è anormale, le persone possono sviluppare IBS, ansia, depressione, fibromialgia e stanchezza cronica. Queste condizioni possono essere considerate forme d’intolleranza alla gravità“[3].

Conclusioni

L’idea che la forza di gravità possa avere un ruolo causale nello sviluppo di alcune patologie non è nuova. Nel 2019, ad esempio, un team di ricerca giapponese[4] osservò come essa potesse contribuire allo sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica. Tuttavia l’effetto della gravità sui disturbi intestinali, in particolare sull’IBS, non era mai stato indagato fino ad ora.

Si tratta di un’ipotesi interessante, che riesce a dar conto non solo dei sintomi del colon irritabile, ma anche dell’estrema varietà di comorbidità che ad esso si associano. Inoltre, l’ipotesi della gravità non esclude le teorie attualmente proposte per spiegare l’origine dell’IBS. Al contrario, osserva Spiegel, la gravità potrebbe essere un fattore comune, in grado di unificare le diverse teorie che evidenziano, di volta in volta, il ruolo eziologico del microbioma, della permeabilità intestinale, dell’infiammazione mucosale, della disregolazione della serotonina e dell’ipersensibilità viscerale.

Va notato, tuttavia, che, per quanto convincente, l’ipotesi della gravità rimane solo un’ipotesi, sostenuta da osservazioni che, seppur acute, appaiono sbilanciate sulla sua conferma. Saranno quindi necessari altri studi, peraltro già suggeriti da Speigel, prima di poter accettare l’ipotesi della gravità. Tuttavia una sua eventuale conferma potrebbe rappresentare un reale avanzamento nella comprensione dell’IBS e, quindi, della sua cura.

Bibliografia
Prof. Ludovico Abenavoli
Prof. Ludovico Abenavoli
Professore associato di Malattie dell’Apparato Digerente - Dipartimento Scienze della Salute, Università “Magna Graecia” di Catanzaro - A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro

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