La gastrite: cos’è e sintomi
La gastrite è un’infiammazione della mucosa gastrica. Generalmente la mucosa isola le pareti dello stomaco dall’acido gastrico; tuttavia può accadere che la sua barriera si riduca, esponendo così l’epitelio gastrico all’azione lesiva degli acidi. Le pareti dello stomaco s’infiammano e insorgono i sintomi della gastrite. La gastrite può avere un esordio improvviso, caratterizzato da una sintomatologia intensa ma breve, o svilupparsi nel tempo, con sintomi graduali e duraturi. Nel primo caso la gastrite è acuta, mentre nel secondo è cronica. Generalmente i sintomi tipici della gastrite possono essere:
- bruciore di stomaco;
- sensazione di gonfiore dopo il pasto;
- difficoltà di digestione;
- alitosi;
- bocca amara;
- eruttazione e flautolenza;
- nausea o vomito;
- dolore gastrico.
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Farmaci per la gastrite: i gastroprotettori
I farmaci per la gastrite più diffusi sono i gastroprotettori. La loro funzione principale è quella di inibire la secrezione di succhi gastrici, in modo da ridurre l’esposizione delle pareti dello stomaco all’insulto acido. I gastroprotettori possono essere di due tipi: gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina e gli inibitori di pompa protonica (IPP).
I farmaci per la gastrite H2 antagonisti
I farmaci H2 antagonisti o farmaci antagonisti dei recettori H2 dell’istamina inibiscono il rilascio di acido cloridrico nello stomaco. L’istamina, infatti, legandosi ai rettori H2 presenti sulle pareti dello stomaco, innesca la secrezione di acido gastrico. Tali medicinali impediscono il legame tra l’istamina e i suoi recettori, riducendo la produzione di succhi gastrici.
Gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina sono indicati per il trattamento della gastrite, dell’ulcera peptica e duodenale e del reflusso gastroesofageo. Gli H2 antagonisti devono essere assunti 30 minuti prima dei pasti. Il loro effetto dura dalle 6 alle 12 ore. Gli H2 antagonisti più conosciuti sono la ranitidina, la cimetidina, la famotidina e la nizantina. In generale hanno un buon profilo di sicurezza, eccezion fatta per la cimetidina, che mostra effetti collaterali con una maggiore incidenza. Ad oggi l’utilizzo degli H2 antagonisti è considerato superato dall’uso degli inibitori di pompa protonica.
Inibitori di pompa protonica (IPP)
Gli inibitori di pompa protonica o IPP riducono la secrezione di acido gastrico. Il loro meccanismo d’azione prevede l’inibizione di un particolare enzima che stimola il rilascio di succhi gastrici nello stomaco. I medicinali che appartengono a questa classe farmaceutica sono:
- il lansoprazolo;
- l’omeprazolo;
- il pantoprazolo;
- il rabeprazolo;
- l’esomeprazolo;
- dexalansoprazolo.
Gli inibitori di pompa protonica sono indicati per il trattamento di:
- gastrite;
- ulcera peptica e duodenale;
- reflusso gastroesofageo;
- sindrome di Zollinger-Ellison;
- dispepsia.
Il loro utilizzo è anche indicato nella prevenzione dell’ulcera e nella terapia di eradicazione dell’Helicobacter Pylori. In quest’ultimo caso gli inibitori di pompa protonica sono associati agli antibiotici per ridurre il volume di acido nello stomaco. L’effetto degli antibiotici, infatti, potrebbe essere ridotto dall’azione dei succhi gastrici. Inoltre l’utilizzo degli IPP, cioè dei gastroprotettori, è previsto in caso di terapia a base di antinfiammatori non steroidei (FANS). I Fans, infatti, riducono le difese della mucosa gastrica ed è quindi opportuno limitare la quantità di acido nello stomaco.
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Gli IPP devono essere assunti 30 minuti prima dei pasti. Il loro effetto dura dalle 24 alle 48 ore.
I farmaci per la gastrite IPP: effetti collaterali
In generale gli inibitori di pompa protonica hanno un buon profilo di sicurezza. Tuttavia la loro assunzione deve essere limitata nel tempo. Un uso prolungato, infatti, può avere effetti collaterali importanti come:
- riduzione dell’assorbimento della vitamina B12 e del ferro, da cui potrebbero derivare forme di anemia;
- ipergastrinemia;
- riduzione dell’assorbimento del magnesio e del calcio, da cui potrebbe derivare un maggior rischio di osteoporosi;
- infezioni da Helicobacter Pylori o Clostridium Difficile; gli IPP riducono il livello di acidità dello stomaco e potrebbero favorire la proliferazione di batteri;
- aumento del rischio di polmoniti e problemi renali;
- maggior rischio d’insorgenza del cancro gastrico;
- aumento del rischio di mortalità.
I farmaci IPP sono ad oggi i medicinali più prescritti per i problemi di natura “gastrica”. Tuttavia il loro utilizzo deve essere opportunamente valutato. Esistono infatti farmaci per la gastrite alternativi agli inibitori di pompa protonica come ad esempio gli antiacidi o i gastroprotettori naturali.
Gli antiacidi
Gli antiacidi, a differenza degli inibitori di pompa protonica, neutralizzano l’acido gastrico già prodotto dallo stomaco. Infatti, mentre gli IPP inibiscono la secrezione di acido dalle cellule dello stomaco, gli antiacidi tamponano quello già rilasciato. La loro funzione è cioè quella di ridurre l’iperacidità, riducendone i sintomi come il bruciore di stomaco.
Gli antiacidi hanno un’elevata capacità di ridurre l’acidità di stomaco. Tuttavia il loro effetto dura solamente dalle 3 alle 4 ore e non sono in grado di bloccare la secrezione di acido. Sono quindi farmaci da prendere “al bisogno“, per tamponare temporaneamente l’acidità di stomaco. Generalmente gli antiacidi sono considerati “farmaci da banco“; il loro acquisto non necessita di ricetta medica. Il loro profilo di sicurezza è buono; tuttavia il loro utilizzo, così come quello di tutti i farmaci per la gastrite, deve essere limitato nel tempo e non deve superare le 2 settimane consecutive. Se i sintomi dell’acidità di stomaco ricorrono frequentemente è opportuno rivolgersi al proprio medico e introdurre opportune modifiche alle proprie abitudini alimentari. L’utilizzo degli antiacidi, infatti, non può essere un abitudine-tampone a comportamenti alimentari errati o a disturbi non diagnosticati. Gli antiacidi più comuni sono:
- il bicarbonato di sodio;
- il carbonato di calcio;
- l’idrossido di alluminio;
- l’idrossido di magnesio.
Generalmente gli effetti collaterali associati agli antiacidi potrebbero essere:
- Diarrea;
- Stitichezza;
- Nausea;
- Vomito;
- Stanchezza.
L’utilizzo protratto nel tempo o l’abuso di antiacidi può causare inoltre un’iperacidità di riflesso o rimbalzo. La riduzione del livello di succhi gastrici indotta dagli antiacidi potrebbe cioè essere compensata dallo stomaco con un’iperproduzione di acido. In quest’eventualità i sintomi dell’acidità potrebbero aumentare a causa dell’utilizzo stesso degli antiacidi.
I farmaci per la protezione della mucosa gastrica
Un ulteriore gruppo di farmaci per la gastrite è quello di proteggere la mucosa gastrica dall’azione irritante dei succhi gastrici. Alcuni medicinali, infatti, sono in grado di potenziare la barriera protettiva delle pareti dello stomaco. Appartengono a questa classe farmaceutica sostanze come il sucralfato, il misoprostolo e il bismuto colloidale. Il sucralfato, ad esempio, forma un gel sulla mucosa gastrica, in grado di proteggerla dall’insulto acido. Il misoprostolo, invece, aumenta la produzione di muco e bicarbonato, migliorando la protezione della mucosa. Infine il bismuto colloidale, oltre ad avere un effetto citoprotettivo sulla mucosa, è in grado di isolarla dall’Helicobacter Pylori.
“Come faccio a far passare la gastrite?” Innanzitutto è necessaria una corretta diagnosi che stabilisca quali sono le cause della propria gastrite. Sulla base di questa il gastroenterologo stabilirà quale siano i migliori farmaci per la gastrite da utilizzare. Tuttavia gli effetti dei medicinali saranno limitati e temporanei se non si presterà una particolare attenzione alla dieta e allo stile di vita. I rimedi naturali per la gastrite, infatti, possono fare la differenza nel guarire stabilmente dalla gastrite, soprattutto quando questa ha un’origine nervosa o psicosomatica. |
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