I probiotici sono microrganismi vivi che, assunti in quantità adeguate, apportano benefici per la salute. Il consumo di probiotici, infatti, può aumentare la quota di batteri “buoni”, preservando l’equilibrio del microbiota e supportando la salute dell’organismo. Il loro utilizzo, inoltre, può migliorare diversi disturbi gastrointestinali come, ad esempio, la sindrome dell’intestino irritabile e la colite ulcerosa o condizioni extra-intestinali come le infezioni genito-urinarie e l’eczema atopico[1–2]. Tuttavia i probiotici possono avere anche effetti collaterali.
Effetti collaterali dei probiotici
Generalmente il consumo dei probiotici è ritenuto sicuro. La maggior parte dei loro effetti collaterali, infatti, è di lieve entità ed interessa prevalentemente il tratto gastrointestinale. Tuttavia alcune persone affette da patologie severe, come gravi malattie e deficit immunitari, possono avere effetti collaterali gravi, di tipo sistemico.
Effetti collaterali digestivi
L’effetto collaterale dei probiotici più comune è un aumento temporaneo di gas e gonfiore[3]. Il consumo di probiotici a base di lieviti, come il Saccharomyces boulardii, può invece causare stitichezza e aumento della sete[4].
Inoltre diversi integratori probiotici contengono lattosio, la cui assunzione nei soggetti intolleranti può causare gonfiore. In effetti alcuni studi[5–6] riportano casi di reazioni avverse da lattosio dovute al consumo di probiotici, nonostante le quantità di lattosio presenti in integratori e farmaci (400mg) non causino solitamente problemi nei soggetti intolleranti. In questi casi è utile scegliere integratori probiotici senza lattosio.
Infine alcuni integratori probiotici contengono prebiotici, cioè fibre vegetali non digeribili, che i batteri consumano come cibo. I tipi più comuni sono il lattulosio, l’inulina e vari oligosaccaridi. L’uso di integratori contenenti pre e pro-biotici, detti sinbiotici, può causare gonfiore addominale. In questi casi è possibile scegliere un integratore senza alcuni tipi di prebiotici, solitamente noti per favorire il gonfiore addominale.
Va notato, tuttavia, che il gonfiore insorge solo in una piccola percentuale dei consumatori di probiotici e tende a regredire dopo alcune giorni di uso continuativo. Inoltre alcuni ceppi batterici hanno mostrato di ridurre il gonfiore. Nel caso però in cui dovesse persistere, è consigliabile sospendere l’assunzione dei probiotici e consultarsi con il proprio medico.
Reazioni allergiche
Gli integratori probiotici possono contenere allergeni. Ad esempio alcuni prodotti contengono latte, uova o soia, che possono causare reazioni allergiche[7]. Inoltre in caso si soffra di allergie ai lieviti, è consigliabile consultare il proprio medico prima di assumere integratori a base di lieviti. Sebbene essi siano ritenuti sicuri, è stato riportato almeno un caso di reazione allergica epidermica[8].
Inoltre in rari casi i probiotici possono causare eruzioni cutanee o prurito. In uno studio[9] del 2018, due partecipanti che avevano assunto probiotici per la sindrome dell’intestino irritabile hanno riportato un’eruzione cutanea pruriginosa come effetto collaterale. Tuttavia la reazione è stata transitoria e di moderata intensità.
In sintesi, per i sogetti allergici èconsigliabilecontrollare l’etichetta dell’integratore probiotico per controllare la presenza di eventuali allergeni ed eventualmente scegliere integratori che ne siano privi. Nel caso di sintomi allergici, come rush cutaneo o prurito, si consiglia di sospendere l’assunzione del probiotico e di consultare il proprio medico.
Reazioni pseudo-allergiche
Alcuni ceppi batterici utilizzati negli integratori probiotici possono produrre ammine biogene, tra le quali la più conosciuta è l’istamina[10–11].
Di solito l’istamina è prodotta quando il sistema immunitario rileva una minaccia, come un patogeno o un allergene. Il suo rilascio, infatti, dilata i vasi sanguigni, permettendo il passaggio delle cellule immunitarie nei tessuti dove si combattono i patogeni. Questa è la ragione per cui una delle manifestazioni tipiche delle allergie e degli stati infiammatori è l’arrossamento. Esso, infatti, è dovuto all’istamina, che crea vasodilatazione, oltre ad altri sintomi come il gonfiore, il prurito e la lacrimazione.
L’utilizzo di alcuni probiotici può aumentare i livelli d’istamina. Normalmente essa è degradata nel tratto digestivo da un particolare enzima, la diammino-ossidasi (DAO), che ne limita i livelli, evitando la comparsi di sintomi simil-allergici[12]. Tuttavia alcune persone non hanno una sufficiente quantità di questo enzima. In questi casi si parla d’intolleranza all’istamina, una condizione che produce reazioni pseudo-allergiche, che possono essere accentuate dall’assunzione di cibi fermentati o da alcuni ceppi probiotici che aumentano i livelli d’istamina.
In questi casi è sconsigliabile mangiare cibi ricchi di probiotici[13]. Inoltre, sebbene non esistano studi al riguardo, è consigliabile evitare quei ceppi batterici che producono istamina, come Lactobacillus buchneri, Lactobacillus helveticus, Lactobacillus hilgardii e Streptococcus thermophilus[14–15].
Antibiotico-resistenza
In rari casi[16] i ceppi batterici utilizzati negli integratori probiotici possono contenere geni resistenti agli antibiotici, che possono trasmettere ad altri batteri intestinali, compresi quelli che causano infezioni. Si tratta del cosiddetto trasferimento genico orizzontale, nel quale un organismo trasferisce materiale genetico ad un’altra cellula non discendente, cioè per via orizzontale. I batteri patogeni ottengono così dai probiotici geni che gli conferiscono la capacità di resistere ad alcuni antibiotici.
Va notato, tuttavia, che i produttori d’integratori testano sistematicamente i probiotici per escludere batteri portatori di antibiotico-resistenza acquisita ed antibiotico-resistenza trasmissibile.
Sindrome da contaminazione batterica dell’intestino tenue (SIBO)
Recenti studi hanno suggerito che l’utilizzo dei probiotici possa associarsi alla SIBO, un disturbo caratterizzato da una crescita eccessiva di batteri nell’intestino tenue. L’ipotesi è che l’uso prolungato dei probiotici possa favorire la proliferazione incontrollata di batteri, accentuando sintomi come il gonfiore addominale, attraverso un aumento della produzione batterica di metano nell’intestino[17].
Inoltre i ricercatori ipotizzano che una concentrazione eccessiva di batteri lattici, dovuta all’utilizzo dei probiotici, possa portare a una condizione di acidosi lattica che, a sua volta, può causare nebbia mentale, oltre che gonfiore e gas[18]. La fermentazione dei batteri nell’intestino tenue, infatti, produce acido lattico che, in quantità eccessive, può causare acidosi lattica. Quest’ultima può portare a difficoltà e torpore cognitivo. Inoltre i ricercatori osservano come i sintomi intestinali e la nebbia mentale migliorino sospendendo i probiotici e assumendo antibiotici, che invece riducono la concentrazione batterica.
L’integrazione probiotica può quindi concorrere allo sviluppo della SIBO, sopratutto se i soggetti hanno un ridotta motilità intestinale. Un transito intestinale lento, infatti, può favorire l’accumulo e la fermentazione dei probiotici, esacerbando la SIBO. Tuttavia altri studi[19] evidenziano come essi possano migliorare la motilità e ridurre l’iperproliferazione batterica dell’intestino tenue. Ciò suggerisce come l’effetto dei probiotici sulla SIBO possa dipendere dal ceppo batterico utilizzato e da caratteristiche personali dei soggetti che li utilizzano. Sono quindi necessari ulteriori studi per chiarire la relazione tra SIBO e probiotici.
Probiotici: controindicazioni
Nella maggior parte della popolazione i probiotici sono sicuri ed hanno effetti collaterali rari e/o trascurabili. Tuttavia in alcuni soggetti il loro utilizzo è controindicato, poiché può causare serie complicazioni.
In rari casi i probiotici possono causare infezioni. Condizioni d’immunosopressione, intestino permeabile o prematurità intestinale possono infatti causare la traslocazione di batteri dall’intestino al flusso sanguigno[20]. In questi casi, seppur rari, i probiotici possono causare sepsi, endocardite, batteriemia e fungemia. Le persone a maggior rischio d’infezione sono gli immunodepressi o quelle che hanno subito interventi chirurgici recenti, ricoveri prolungati o che hanno cateteri venosi.
Va notato, tuttavia, che:
- nella popolazione generale il rischio di sviluppare un’infezione da probiotico è estremamente basso. Si stima che solo 1 persona su un milione che assume probiotici contenenti lattobacilli svilupperà un’infezione; il rischio è ancor più piccolo per i probiotici a base di lieviti, con una probabilità di 1 persona su 5,6 milioni di individui[21–22];
- negli studi clinici sulla popolazione generale non sono state riportate infezioni gravi.
Inoltre l’utilizzo dei probiotici andrebbe evitato in caso di pancreatite acuta. Nei pazienti affetti da questa condizione la profilassi probiotica, infatti, non riduce il rischio di complicanze infettive e s’associa ad un aumentato rischio di mortalità[23].
In sintesi l’uso dei probiotici non è controindicato nella popolazione generale, ma deve essere attentamente valutato in soggetti fragili, che possono sviluppare conseguenze avverse severe.
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