La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) si ha quando l’esofago è esposto in modo anomalo all’acido gastrico. Generalmente lo sfintere esofageo, cioè la valvola che connette l’esofago allo stomaco, limita la risalita dell’acido verso l’esofago. Talvolta, però, lo sfintere non funziona correttamente; l’acido risale così verso l’esofago che, privo di un’adeguato rivestimento, subisce l’effetto irritante dei succhi gastrici. La causa del reflusso sembrerebbe quindi essere di tipo meccanico. Essa risiederebbe cioè in uno sfintere incontinente, incapace di trattenere il volume acido dello stomaco. Tuttavia appare sempre più chiaro come fattori di ordine psicologico possano scatenare o aggravare i sintomi gastroesofagei. In particolare ansia e reflusso sembrano essere intrecciate in un legame circolare, in cui è difficile stabilire quale venga per prima.
Reflusso da stress o stress da reflusso?
Chiunque soffra d’ansia sa molto bene quanto la sua somatizzazione possa interessare il sistema digerente. L’ansia può “prendere” lo stomaco o mettere in subbuglio il colon. Non fa eccezione il reflusso gastroesofageo, i cui sintomi possono essere peggiorati dall’ansia e lo stress.
Uno studio del 2018 condotto su più di 19.000 persone ha evidenziato, infatti, che i soggetti con livelli più alti di ansia hanno maggiori probabilità di essere affetti da reflusso gastroesofageo. Un ulteriore studio ha inoltre rivelato che, tra i pazienti affetti da reflusso gastroesofageo, quelli con stati d’ansia maggiori avevano anche sintomi più severi. I pazienti “ansiosi”, infatti, riportavano livelli di bruciore di stomaco e di dolore retrosternale maggiori rispetto ai non ansiosi.
L’ansia può quindi essere alla base di un reflusso da somatizzazione o di un’esofagite nervosa. A tal riguardo i ricercatori hanno ipotizzato come possibili spiegazioni che:
- l’ansia può ridurre la pressione dello sfintere esofageo, favorendone l’incontinenza;
- ansia e stress possono aumentare la tensione muscolare; in particolare la tensione addominale aumenterebbe la pressione sullo stomaco, spingendo così il contenuto gastrico verso l’esofago;
- l’ansia può favorire una maggiore secrezione di acido. Quest’ipotesi sembrerebbe essere smentita da uno studio pubblicato su Gastroenterology, secondo i cui i pazienti affetti da reflusso e ansia non hanno maggiori livelli di acidità esofagea.
L’ansia può quindi aggravare i sintomi del reflusso, portando a esofagite nervosa. Nello stesso tempo, alcuni sintomi del reflusso possono causare ansia. Uno studio del 2019, ad esempio, ha evidenziato come i pazienti che hanno dolore al petto a causa del reflusso riportano livelli di depressione e ansia maggiori rispetto a coloro che non avvertono questo sintomo. Il dolore al petto, infatti, può essere facilmente scambiato dal paziente per una patologia più grave, ad esempio per un infarto. Inoltre il reflusso di per sé può causare stress, alimentando l’ansia di che ne soffre.
In sintesi l’ansia può indurre un reflusso da stress che, a sua volta, può portare ad uno stress da reflusso.
Ansia e reflusso gastroesofageo: i sintomi
Ansia e reflusso possono avere molti sintomi in comune tra loro.
Bruciore, nausea e dolore allo stomaco sono sintomi caratteristici del reflusso, ma possono anche essere somatizzazioni tipiche dell’ansia.
La percezione di nodo alla gola, frequente nel reflusso e definita come “bolo isterico”, ricorre frequentemente anche negli stati ansiosi. Tuttavia se il senso di costrizione alla gola si accompagna a raucedine, tosse cronica e al bisogno di schiarirsi frequentemente la voce, la causa dovrebbe essere attribuita al reflusso. Tali sintomi, infatti, evidenziano un irritazione laringofaringea, dovuta verosimilmente al rigurgito acido.
La difficoltà di deglutizione o disfagia, un altro sintomo che può presentarsi nel reflusso, non di rado può dipendere dall’ansia. Similmente il rigurgito, tipico della malattia da reflusso, può essere causato anche da stati ansiosi.
Il dolore al petto può essere dovuto al reflusso e a spasmi esofagei e, nello stesso tempo, può presentarsi nelle condizioni d’ansia. Similmente la tachicardia o extrasistolia può essere un sintomo del reflusso gastroesofageo o una manifestazione acuta di ansia o panico.
Il dolore al petto e la tachicardia possono essere sintomi di un serio problema cardiaco, come per esempio di un infarto. In caso si avvertano questi sintomi è quindi necessario rivolgersi immediatamente al proprio medico o a personale sanitario. |
Infine l’insonnia può essere un sintomo comune tanto all’ansia quanto alla malattia da reflusso.
Altri sintomi unici del reflusso possono essere:
- tosse cronica;
- raceudine;
- otite media;
- singhiozzo;
- asma.
Altri sintomi unici dell’ansia possono essere:
- agitazione e irritabilità;
- iperventilazione;
- senso di paura e preoccupazione;
- difficoltà di concentrazione;
- tensione muscolare.
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Ansia e bruciore di stomaco
I sintomi più ricorrenti del reflusso sono il bruciore e il dolore, che possono interessare la bocca dello stomaco o il petto e lo sterno. Molti pazienti, infatti, riferiscono acidità di stomaco e dolore epigastrico. Essi, inoltre, riportano un loro peggioramento a causa dello stress. Tale evidenza ha orientato alcuni studi scientifici, tesi a chiarire la relazione tra ansia e bruciore di stomaco.
Bruciore di stomaco da stress: l’evidenza scientifica
Un primo studio, pubblicato su Gastroenterology, ha indagato il bruciore di stomaco da stress. I ricercatori hanno reclutato 46 soggetti affetti da esofagite e 10 soggetti sani, utilizzati come gruppo di controllo.
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti ad un stimolo uditivo stressante, che prevedeva un rumore assordante, mantenuto per più tempo. I soggetti sono stati sottoposti contemporaneamente ad un test di perfusione acida che, attraverso l’utilizzo di un sondino, inviava all’esofago una soluzione acida. I pazienti erano quindi esposti ad uno stimolo stressante, mentre il loro esofago era raggiunto dall’acido. I ricercatori avevano quindi ricreato la situazione del paziente che sperimenta ansia, mentre ha bruciore di stomaco. Essi hanno quindi potuto valutare come il bruciore e il dolore epigastrico fossero influenzati dallo stress nei soggetti affetti da GERD e in quelli sani.
I risultati dello studio hanno evidenziato come lo stress uditivo acuto possa esacerbare i sintomi del bruciore di stomaco nei pazienti affetti da GERD. Solo in questo gruppo, infatti, la percezione del bruciore e del dolore è aumentata a seguito dello stimolo stressante. Inoltre, lo studio ha evidenziato che maggiore è lo stress percepito dai soggetti, più grande è la percezione del bruciore. In sintesi, lo studio suggerisce come ansia e stress possano peggiorare l’acidità di stomaco e il dolore epigastrico, sebbene non siano di per sé sufficienti a causarlo.
Un ulteriore studio ha invece indagato il possibile effetto dei gastroprotettori sulla percezione del bruciore di stomaco da stress. In questo caso lo stimolo stressante era creato sottoponendo i partecipanti ad un test aritmetico, utilizzato generalmente per indurre stress mentale. Lo studio ha rivelato che la terapia a base di esomeprazolo (40mg, 1 volta al giorno) riduceva la percezione del bruciore di stomaco durante lo stress-test.
Ansia e bruciore di stomaco: una spiegazione alternativa
Bruciore al petto, acidità, mal di stomaco e crampi sono solo alcuni dei sintomi che peggiorano con l’ansia. Lo stress influenza profondamente il sistema gastrointestinale. Ma in che modo?
Un recente studio, pubblicato sul Journal of Neurogastroenterology and Motility, ha indagato gli effetti biologici dello stress e la loro ripercussione sui sintomi del reflusso. I ricercatori sono partiti dall’assunto che la risposta del nostro corpo allo stress stimola il rilascio di un particolare ormone, detto corticotropina (CRH). Tale ormone è stato quindi somministrato a soggetti sani, così da poterne valutare il suo effetto sull’esofago.
Lo studio ha evidenziato che la somministrazione di CRH aumenta la sensibilità elettrica dell’esofago, rivelando il ruolo dello stress nella sensibilità esofagea. In altri termini l’ansia, attraverso il rilascio di corticotropina, rende l’esofago ipersensibile, aggravando la percezione del reflusso. Sintomi come l’acidità o il bruciore allo sterno non dipenderebbero, almeno non solamente, da un’eccessiva esposizione esofagea all’acido, ma da una sua minore soglia del dolore. Ciò spiegherebbe non solo come lo stress possa peggiorare i sintomi della GERD, ma anche la scarsa efficacia degli antiacidi nel reflusso da stress.
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Reflusso da stress: i farmaci
La terapia del reflusso da stress può prevedere l’utilizzo di farmaci per i sintomi gastrici e psicologici.
In linea generale è possibile l’utilizzo di:
- antiacidi (è opportuno precisare che l’utilizzo di antiacidi si è rivelato poco efficace nei pazienti in cui il reflusso è associato a stati ansiosi);
- gastroprotettori come gli H2antagonisti e gli inibitori di pompa protonica;
- benzodiazepine (aprazolam, lorazepam);
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRIs) come fluoxetina e citalopram.
I farmaci gastroprotettori e gli psicofarmaci dovrebbero essere utilizzati solo se strettamente necessari e per periodi di tempo limitati. In ogni caso il loro utilizzo dovrebbe essere sempre discusso con il proprio medico.
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Reflusso da stress: i rimedi naturali
L’adozione di opportuni accorgimenti nello stile di vita e nella dieta può essere di grande aiuto nella gestione a lungo termine del reflusso da stress. Dieta ed esercizio fisico sono rimedi efficaci sia per il reflusso che per l’ansia.
La pratica della respirazione diaframmatica inoltre, può migliorare i sintomi ansiosi e, non di meno, quelli del reflusso gastroesofageo. Gli esercizi di respirazione addominale, infatti, rafforzano il diaframma che, a sua volta, sostiene la chiusura dello sfintere esofageo.
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Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha inoltre evidenziato l’efficacia dell’agopuntura nel miglioramento dei sintomi del reflusso. Le tecniche di agopuntura, infatti, hanno mostrato un efficacia pari, se non superiore, a quella della terapia farmacologica del reflusso.
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Infine l’inizio di una psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere d’aiuto nella gestione degli stati d’ansia e nello stesso miglioramento dei sintomi del reflusso. In uno studio, infatti, la terapia cognitivo comportamentale ha mostrato il miglioramento dei sintomi gastroesofagei, in particolare tra i pazienti che soffrivano di un’eccessiva eruttazione sopragastrica.
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